venerdì 29 novembre 2013

L'unità di Roma è in discussione


Ignazio Marino è un medico genovese che ha sempre ricoperto ruoli pubblici legati alla sanità, all’igiene e alla salute nazionali. Quest’anno invece ha deciso di fare il sindaco di Roma (col voto di moltissimi cittadini romani, sia chiaro) e vuole improvvisarsi urbanista, artista, architetto ed ingegnere tout court, per quella che potrebbe esser definita una vera e propria reazione urbanistica: la rimozione di via dei Fori Imperiali. Molti turisti non sanno che la strada che unisce il Colosseo a Piazza Venezia fu fortemente voluta da Mussolini come compimento della sua idea di romanità. Assieme a via della Conciliazione, quella dei Fori Imperiali rappresenta la chiusura del triangolo storico della Città Eterna. Il Vaticano, simbolo della Roma cristiana che, attraverso lo sventramento del Borgo Pio e Corso Vittorio Emanuele II, si sarebbe idealmente unito al Vittoriano, emblema della nuova Roma fascista, a sua volta collegato al Colosseo, maestoso simulacro della Roma imperiale. Il progetto mussoliniano è ancor oggi discutibile ma è fuor di dubbio che sia stato un progetto artisticamente valido, perché conteneva in sé significati che andavano oltre la mera pianificazione urbanistica (realizzazione di strade, vivibilità del tessuto cittadino, valorizzazione delle rovine ecc.).

Che la motivazione del nuovo piano mariniano sia quella di permettere alle rovine sottostanti di tornare alla luce dopo ottant’anni di oblio o - ci auguriamo di no - quella prettamente ideologica di rimuovere tutto ciò che ricordi il ventennio fascista, il cuore del discorso non cambia. La proposta di abbattere via dei Fori Imperiali sarebbe un atto reazionario, spacciato per rivoluzionario da chi finora non s’è mai interessato di urbanistica e architettura, né tantomeno di arte. Il varo di due commissioni di studiosi per valutare l’impatto e la fattibilità dell’opera diventa ancor più grave se contestualizzato nel frangente attuale, caratterizzato dalla crisi socioeconomica. Ciò che abbiamo spesso rimproverato agli amministratori di sinistra di Roma era proprio un certo gusto per la demagogia, il voler rendere Roma una vetrina del proprio mandato elettorale, in barba alle più elementari norme di rispetto architettonico e urbanistico.

Marino è un brav’uomo, valido dottore, amministratore niente male, ma se facciamo il confronto tra la visione sua e degli studiosi di cui intende circondarsi, e la visione mussoliniana con lo stuolo di insigni architetti e urbanisti dell’epoca, ci viene da pensare che Roma sarà costretta all’ennesimo tentativo di annientamento artistico.